La mostra è stata realizzata con il contributo non vincolante di

 

Nadab

Nadab – che in arabo significa “cicatrice” – è un progetto fotografico di Alessio Cupelli realizzato in collaborazione con l’ong Intersos allo scopo di raccontare la diaspora dei migranti. Il titolo si riferisce alle cicatrici lasciate nell’anima e nel corpo di chi è costretto a lasciare il paese di provenienza, ma soprattutto a quelle che affondano le proprie radici nella nostra memoria, mettendo in luce i conflitti non risolti del cosiddetto occidente. L’autore ci porta a riflettere su come queste cicatrici, tutt’altro che rimarginate, siano oggi diventate i canali principali su cui transitano milioni di persone. Il progetto nasce nell’ottobre del 2015, nel momento più caldo della rotta balcanica. Attraversando l’Ungheria, la Croazia, la Serbia, la Macedonia e la Grecia, lo sguardo del fotografo ci rivela le conseguenze della chiusura delle frontiere da parte dell’Europa e poi si sposta in Libia e in Giordania dove milioni di sfollati vivono nei campi profughi senza più nessuna possibilità di andare avanti e con la paura di essere rimandati indietro. Mediante un punto di vista intimo, attento a far emergere la dignità dei soggetti ritratti assieme a silenzi lontanissimi dal chiasso a cui il clamore mediatico su questi argomenti ci ha abituato, Nadab ci racconta le storie di queste persone bloccate alle periferie di un occidente in cui la storia si ripete.

BIOGRAFIA

Alessio Cupelli

Nato a Liegi nel 1981 cresce nello studio fotografico dei suoi genitori a Pescara.
Si diploma al Liceo Artistico e dopo gli studi in cinema al Dams di Bologna si trasferisce a Roma dove consegue il master alla Scuola Romana di Fotografia, diplomandosi nel 2011.


In quello stesso anno inizia a lavorare come assistente del fotogiornalista Paolo Pellegrin, con il quale collabora ancora oggi. In circa quattro anni gira tutti e cinque i continenti lavorando per campagne commerciali e collaborando 
a reportage giornalistici. Da questi viaggi e queste esperienze nasce “Some Kind of Records” una sorta di taccuino di appunti fotografici che nel giugno 2015 va in mostra al festival di fotografia romano Fotoleggendo. Nel frattempo nel 2012, insieme ad altri otto fotografi, è tra i fondatori di 001, un collettivo fotografico allo stesso tempo studio, spazio espositivo, testata editoriale e centro di formazione.

Dalla fine del 2015 inizia a lavorare a Nadab in collaborazione con l’associazione umanitaria Intersos. Nell’estate del 2016, ha esposto la prima parte di questo lavoro in un’istallazione permanente a Villa Ada Incontra il Mondo, Roma.

http://www.zerozerouno.org/alessio-cupelli/